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Un regalo di Natale dal Lastraioli …

per Natale è d’obbligo il cadeau.  Ecco la chicca.

Da diverso tempo tengo segreta una scoperta abbastanza stimolante. Non ho mai avuto occasione di pubblicarla, un po’ per pigrizia, un po’ perché non trovavo la sede adatta. Mi sembra che ora il vostro archivio elettronico possa agevolmente riceverla e divulgarla. Finora nemmeno chi si è occupato “ex professo” di queste cose (alludo ai soloni della cosiddetta cultura materiale) ne ha fatto cenno, forse per la pratica invisibilità del reperto.

Andate in piazza dei leoni (non evoco mai Farinata, salvatore di Firenze e distruttore di Empoli). Al numero civico 14, a lato del palazzo ghibellino, è contiguo il palazzo Zuccherini. Siamo sotto il loggiato occidentale.
Guardate bene, nonostante la recente imbiancatura che ha parzialmente attinto il nostro pèzzo.

C’è un pilastrino in pietra serena, o meglio – per essere esatti – il residuo capitello di un’antica colonna o lesena che miracolosamente ha resistito fino ad oggi.

La sua lettura è difficile, ma emerge ancora, ben conservata, l’insegna araldica di Casa Zuccherini: due piante di carciofo decussate a croce di Sant’Andrea e sormontate dal capo d’Angiò, il classico lambello di parte guelfa con i tre fiordalisi. E’ lo stemma Zuccherini che si ritrova nell’ acquasantiera della Madonna del Pozzo. I carciofi in araldica sono una vera singolarità: caso più unico che raro. Per trovare qualcosa di simile le bisogna andare in Spagna, sulla Costa del Azahar, al confine fra la Catalogna e il distretto di Valencia. Là c’è un paese, Benicarlo, che ha il carciofo nello stemma.

Tornando agli ortaggi di casa nostra, mi sembrerebbe che si tratti del lavoro di un bravissimo scalpellino locale a cavallo fra il Cinquecento e il Seicento, epoca in cui il palazzo Zuccherini fu ristrutturato.

Voi che ne dite?

Allego una fotografia ripresa da Rino Alderighi, che sa il suo mestiere e ha fatto il possibile.

Buone cose.

Lastra   25.12.2011

Stemma Zuccherini - foto di R. Alderighi
Stemma Zuccherini – foto di R. Alderighi

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