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Claudio Biscarini – 100 anni fa i primi tank alla battaglia della Somme

Sbucarono dal nulla come mostri preistorici i trentadue tank Mark I inglesi sul fronte della Somme quel 15 settembre 1916.

British_Mark_I_male_tank_Somme_25_September_1916
British Mark I male tank Somme 25 September 1916 – public domain

di Claudio Biscarini

I Landser tedeschi, atterriti ma sempre pronti a combattere, non avevano armi adatte a fermare quelle fortezze su cingoli, ma furono gli stessi carri che, dopo pochi metri, già si erano ridotti assai di numero. In realtà, sull’esito della battaglia, ebbero poca influenza. Iniziata il 1 luglio 1916 su sollecitazione francese, questa operazione militare causò ai britannici e ai francesi 623.097 uomini perduti di cui i morti e dispersi furono 146.431 mentre i tedeschi avevano perduto 164.055 soldati tra morti e dispersi per un totale tra le 400.000 e le 600.000 perdite complessive. Un’ecatombe. Ogni giorno i britannici persero 2.943 uomini.

L’apparizione dei primi carri armati, come già detto, in questa fase non ebbe una importanza determinante. Eppure era nata un’epoca. Già col proseguire del conflitto le cose cambiarono e anche i tedeschi si dotarono di carri armati. Fu negli anni tra la prima e la seconda guerra mondiale che i teorici della forze corazzate, ovviamente osteggiati dalla massa degli ufficiali di stato maggiore, i Guderian, i Liddell Hart  i de Gaulle, iniziarono a comprendere che il carro armato non doveva essere un fortino di appoggio alla fanteria, ma un arma a se stante che avrebbe avuto il compito, nelle guerre future, di operare assieme ad altre armi per azioni di sfondamento e penetrazione nel territorio nemico, lasciando alla fanteria il compito di ripulire il terreno dal nemico rimasto e consolidare le posizioni. Fu l’inizio del concetto strategico della Blitzkrieg, concetto in verità non nuovo ma che ora aveva un mezzo, il Panzer, adattissimo allo scopo. Il binomio attacco aereo al suolo, con i famosi  Junkers JU 87 Stukas adoperati come “artiglieria aerea”, e carro armato seguito dalla fanteria meccanizzata, spianò la strada a Hitler in tutta Europa. In realtà, all’inizio del conflitto, le Panzer-Division tedesche erano un pugno e avevano anche dei carri obsoleti armati con mitragliatrici, poco più che tankette, ma l’impatto psicologico fu terrificante per polacchi, belgi, olandesi e franco-britannici.

La guerra dei Panzer per antonomasia venne combattuta in Africa settentrionale, dove le unità corazzate si scontrarono tra loro come in una gigantesca “battaglia navale”, e sul fronte dell’est. Poi, sovietici e Alleati occidentali impararono il gioco: nacquero carri capaci di controbattere i Panzer tedeschi, come il T 34 sovietico, e soprattutto armi controcarro più adatte allo scopo. La enorme capacità di produzione americana rispetto a quella tedesca fece, infine, la differenza.

Per controbattere i sempre più numerosi carri armati nemici, i tedeschi produssero delle ottime armi controcarro come il famoso cannone da 8,8 cm e il PAK da 7,5 cm.

L’ultimo atto della guerra corazzata tedesca, dove il carro ebbe ancora una importanza notevole, fu l’operazione Wacht am Rhein scattata il 16 dicembre 1944, altrimenti detta “battaglia delle Ardenne” o, dagli Alleati, Battle of the Bulge. La Panzer-Waffe tedesca, specialmente le unità Panzer SS, si gettarono a capofitto sulle stradine belghe e lussemburghesi difese con le unghie da pattuglie sparute di genieri e fanti americani, fino a che, a pochi chilometri dalla meta, l’arrivo di rinforzi, specie inglesi e della III armata di George Patton, il generale “più tedesco” degli americani, unita alla mancanza di carburante, bloccarono e chiusero l’ultima offensiva di Hitler a ovest. Le unità Panzer continuarono a combattere a est, ma con sempre maggior difficoltà . Il tempo della Blitzkrieg era finito.

Gli ultimi carri di quella che era stata la potente Panzer-Waffe bruciarono i pochi colpi rimasti nelle macerie di Berlino.

Seguirono anni di ricerche per nuove corazzature capaci di resistere ai moderni sistemi anticarro, o operazioni tipo Blitzkrieg come la “guerra dei sei giorni” arabo-israeliana del 1967. Oggi, il carro armato ha una potenza di fuoco di gran lunga superiore a quella degli “antenati” della seconda guerra mondiale e spesso è un mezzo di altissima tecnologia. Eppure, se il carro viene colpito nei punti vitali, la morte del carrista è sempre la stessa: se non riesce ad uscire dal mezzo molto ma molto velocemente, rischia di diventare un tizzone di fuoco.

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